Blurb
«È stato detto che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti tutti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io». Così Sciascia stesso. E tutti i suoi lettori amano ritrovare in questo libro, che è del 1956, le fila della complessa trama dei libri che Sciascia avrebbe scritto in seguito. Qui gli elementi sono tutti riconoscibili: la riflessione storica (sul passato di questo paese che «confina nell’immaginazione» con Racalmuto ed è la sua verità), l’osservazione precisa di una realtà circoscritta, la notazione diaristica, la creazione di caratteri delineati in pochi tratti, la tensione nascosta della prosa, la percezione della «Sicilia come metafora», la tranquilla impavidità nel nominare la realtà sociale (e tra l’altro la mafia, che allora non usava nominare nei libri, o la vita delle zolfare e delle saline). Ma quello che oggi più colpisce in questo libro è la perfetta naturalezza, l’equilibrio in cui questi elementi convivono, formando un insieme che rimarrà memorabile.
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