La filosofia perenne
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Il termine "philosophia perennis" fu usato per la prima volta da Agostino Steuco nel XVI secolo, nel suo libro intitolato De perenni philosophia libri X. Fu poi ripreso dal matematico e filosofo tedesco Gottfried Leibniz, che lo usò per designare la filosofia eterna soggiacente e comune a tutte le religioni, ed in particolare la sua corrente mistica.La "philosophia perennis" è anche il concetto centrale della "Scuola tradizionalista", rappresentata da scrittori del XX secolo quali René Guénon, Frithjof Schuon e Ananda Coomaraswamy, e in Italia da Elémire Zolla.
Il termine fu popolarizzato da Aldous Huxley nel suo saggio La filosofia perenne, pubblicato nel 1945. La tesi principale del saggio è che, in ogni forma più o meno sviluppata di religione, si trovano correnti di pensiero puramente mistiche, che riconoscono una "Realtà divina consustanziale al mondo delle cose, delle vite e delle menti". La filosofia perenne viene anche definita come un approccio di tipo psicologico che scopre nell'anima qualcosa di simile alla Realtà divina, o addirittura di identico ad essa.
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